venerdì 27 giugno 2008

Un arcobaleno sul ponte della Ghisolfa

Fermi sul ponte della Ghisolfa
in un imbuto di macchine in tre file
Il tizio della Ford sputa la calura
e la cicca dal finestrino
tra decine di rottami di latta
fatti di specchio.
Vedono l’ora
si consolano di progresso
il dopo verrà e forse sarà niente,
oltre il riflesso, non farà male
non importa un accidente.
E' tutto asfalto che cola come appena steso
E' un incessante borbottio di gas
la tosse metallica che ci soffocherà.
I binari della ferrovia corrono, sotto di noi
a nascondersi tra scheletri ferrosi
di antiche glorie locali, ossidate,
le fabbriche della Bovisa.
Dappertutto, un velo di nebbia sul sole
che chiacchierando potresti dimenticartene
ma è sempre lì, la vedi tra i pochi alberi
mosci sul punto di svenire
e accasciarsi contro i palazzi
di ceramica marrone.
Il caldo confonde,
è un'allucinazione che mischia tutto
uomini compresi.
In coda con noi, immobile, sbiadito
beffardo da troppo tempo
il cartellone del Casinò di Campione
Un tir parcheggiato eterno
dove non c'è più spazio
per respirare.
Butta la Marlboro e dice:
"Questa zona verrà rivalutata"
Guardo un vecchio laggiù
ai piedi della tangenziale
s'asciuga le sembianze con un fazzoletto
per tenersele attaccate alla faccia
qualche minuto ancora.
Per mano una bambina.
Soffia in una girandola arcobaleno
e freme per andare, attraversare,
chissà cosa s'aspetta...
Non è tutto uguale.
Accende l'ennesima Marlboro e dice:
"Io comprerei casa, qui. Un affare."
Chiudo gl'occhi,
gira un arcobaleno
Ringrazio un piccolo fiore
perchè non sa che sia
il destino...
Apre se stesso al cielo
sfiora l'infinito che trova
senza confini
verso la fine che prima non c'era

1 commento:

Anonimo ha detto...

bella li!