lunedì 30 giugno 2008

Clicca sulla seconda canzone e...vai!



Anche di queste piccole cose sono fatti gli uomini. Ripeschi una vecchia canzone, tre note, una voce, li mescoli ai ricordi e sospiri.
Oh si, John... Avevi ragione. Alcuni uomini sono fatti proprio così. Ma non sempre è prepotenza, non sempre è stupidità. Forse mai solo parole


I was dreaming of the past
And my heart was beating fast
I began to lose control
I began to lose control
I didn't mean to hurt you
I'm sorry that I made you cry
Oh no, I didn't want to hurt you
I'm just a jealous guy

I was feeling insecure
You might not love me anymore
I was shivering inside
I was shivering inside

I didn't mean to hurt you
I'm sorry that I made you cry
Oh no, I didn't want to hurt you
I'm just a jealous guy

I didn't mean to hurt you
I'm sorry that I made you cry
Oh no, I didn't want to hurt you
I'm just a jealous guy

I was trying to catch your eyes
Thought that you was trying to hide
I was swallowing my pain
I was swallowing my pain

I didn't mean to hurt you
I'm sorry that I made you cry
Oh no, I didn't want to hurt you
I'm just a jealous guy, watch out
I'm just a jealous guy, look out babe
I'm just a jealous guy

domenica 29 giugno 2008

Polvere di Partito Democratico

Esuberi Alitalia: "Quattromila tagli? Visto come stanno le cose, rischia di essere una stima troppo prudenziale", rassicura Banca Intesa.
Ora, a me potrebbe non fregare nulla, non fosse che molte famiglie si troveranno col sedere a terra e anche se non le conosco m'immagino assurde scene di stenti familiari a tavola e pazienza se è necessario tagliare. Mi dico che comunque ho visto troppi film di De Sica senior. Non fosse poi che nessuno dice: "Berlusconi, adesso le castagne dal fuoco le togli tu! Altrimenti a casa! A casa! perchè sei un gran cacciaballe opportunista."
Quanti esuberi prevedeva il piano Air France che ha mandato a monte insieme ai sindacati? Poco più della metà.
Veltroni e compagni, cacciate fuori le balle per favore. Saranno lessate ormai, diamogli aria.
Ma non possono sentirmi, penso questo, mi armo come posso per la battaglia e nella posta trovo un mail dal titolo "Per un PD unito". Potrebbe venire dall'alto come dal basso, ormai sono frantumi che piovono e cocci che nessuno raccoglie, anzi gode e calpesta, ma sta volta viene dal basso piuttosto basso, Treviso.
Lo stesso posto descritto da un servizio del Venerdì di Repubblica come il paradiso del sesso libero e spensierato. A quanto pare i falli spezzati sono all'ordine del giorno e li chiamano tra dottori, "chiodi piegati" se non ricordo male. E' il posto dove il benessere è tanto palpabile che una ragazzina chiusa nel cesso della scuola, vende mms delle sue parti intime appunto per palpare un vestito di Armani. Lo stesso luogo dove la Lega Nord impera, non divide e un motivo ci sarà. E non credo sia una questione di libertà sessuale.
Consiglierei ai dirigenti e no del mio piccolo partito locale che è giunta l'ora di votare tutti Lega per non perdere altro tempo, almeno potranno ragionare meglio sul da farsi, su cosa saremo, mentre altri fanno anche per noi, qualunque cosa facciano. E nascostamente, all'ombra di quel che penseranno suore e preti di cui pure a Treviso s'abbonda, scopare di più. Forse toccherebbero più realta nelle favole che dentro le loro discussioni personali. Nel mio piccolo m'impegnerò su questa strada come posso.
Erano Ds, si sbrindellavano con gran dispendio di sangue. Cominciavano ad esssere Ds-Margherita e le accettate non si capiva più da dove venissero. Si doveva arginare il nemico dentro e fuori casa, anche se l'obiettivo era una sola casa, non restava che sperare si sarebbero impastati del loro stesso sangue. Da Pd, a mesi dalle elezioni, non hanno ancora finito di dissasanguarsi perchè nel Pd arrivano le forze fresche, ma annusano presto l'aria che tira e diventano vecchi il giorno stesso dell'iniziazione. Così paiono sempre gli stessi a menar parole per aria. Discorsi di sempre, li sento da quando m'ero iscritto a diciott'anni e c'erano generazioni già stanche di sentirli. A mesi dalle elezioni girano letterine in cui si prega il coordinatore provinciale di essere catalizzatore delle varie anime ecc..., evitando di sparare su questo e su quello per grazia dovuta alla sua fazione. Giusto! Non fosse che circolavano nella mia posta anche prima delle elezioni, e non solo le utlime.
Mi vien da pensare che non c'è speranza. C'è qualcosa che brucia anche le intenzioni migliori quando ci iscrive a certi consessi. Dev'essere qualcosa nell'aria. Sarebbe ora di aprire davvero le finestre, signori. O andatevene qualche giorno al mare.
Un paese non può vivere in loop quello che passa su rai due. Immagini di Celentano con i capelli. Totò, genio, ma un po' morto. Little Tony, quello che cantava cuore matto, chissà come ce l'avrà adesso. Vecchio. Forse da pensionare. Senza offesa per nessuno.
Ora me ne vò a studiare, voi andate al mare.

sabato 28 giugno 2008

Una mattina all’alba

Erano le sei del mattino
che accarezzavamo l’assoluto
incompreso
dentro di noi
entrambi un po' ubriachi.
Io, triste per l'alcol
e tutto il resto...
" Perchè mi eviti? "
Distratte da un freddo sole
che ormai stava per sorgere
le mie difese mentali
erano crollate molto tempo prima
Ho sbandato quando toglieva il velo alle sue ferite
Ha speso ore a descrivermi
quel soffio d’anima
teso da lei ad altri, offerto.
Passione di parole che nulla scontano
alla realtà che l’ha calpestata,
ignorata nelle notti a precipizio
d’umori incerti, per cuori malati
di battiti rallentati d’ingratitudine
e sangue surgelato.
Alza gl'occhi
soffia nelle mani
cerca qualcuno,
io senza riparo
nell’incessante ricerca
di un’ombra che coprisse
lei dentro me.
Ero il sacco da prendere a pugni
seduto inerme di fronte ad una donna
decisa a sudare lacrime per dimenticare.
Quindi, zitto...
Però come pure le dissi
nemmeno io
stavo tanto bene in quei momenti
durante i suoi dettagli.
Come evitare che lo sguardo ricadesse su di me
non scorgervi il caos tremendo
Vertigine d’uomo sull’orlo del buio...
Ascoltavo lei, dovevo aiutarla
e sentivo me stesso che bisbigliava
"Tu chi sei? Cos'hai?"
E ogni volta rispondevo perchè la risposta è una...

In silenzioso sospetto




(Scritta in un giorno freddo con un'amica. Ne è passato di tempo. Ora sono chiuso in appartamento sopra i libri sforzandomi di trattenere qualcosa che assomigli ad una equazione reale, le finestre sono chiuse per lasciar fuori il caldo e mi basta la lampadina incandescente sulla mia testa ad abbronzarmi, ora sono più consapevole. Guardo questi appunti di viaggio, mi riconosco e penso a quanto ho scavato per nulla. Non ne avevo i mezzi. Non possedevo i protocolli di sicurezza)

venerdì 27 giugno 2008

Quando l'oroscopo dice chi sei

Di solito non seguo l'oroscopo, ma aspettavo in stazione che S partisse a tratti sventolando l'edizione di EPolis Milano sulla mia faccia, a tratti leggendo. Ho scoperto che l'ariete è in forma. Reattivo, pratico, solido. Ed è quasi tutto merito di Marte, anche se non saprei perché, ma in parte anche della razionalità e della costanza con cui gli arieti mixano impegni ed energie. Negli affetti e nell'amicizia non devo mediare. Passionale, affettuoso, prepotente, possessivo.
Per finire con...Se amate lo fate senza riserve. E' il vostro pregio. A volte anche il difetto. Voto 7.

Giusto!

Mi sento lusingato, non avrei saputo dir di meglio, però mi chiedo se conosco chi l'ha scritto, o viceversa, lui/lei dev'essere al corrente di tutte le cazzate che porto a termine.

Un arcobaleno sul ponte della Ghisolfa

Fermi sul ponte della Ghisolfa
in un imbuto di macchine in tre file
Il tizio della Ford sputa la calura
e la cicca dal finestrino
tra decine di rottami di latta
fatti di specchio.
Vedono l’ora
si consolano di progresso
il dopo verrà e forse sarà niente,
oltre il riflesso, non farà male
non importa un accidente.
E' tutto asfalto che cola come appena steso
E' un incessante borbottio di gas
la tosse metallica che ci soffocherà.
I binari della ferrovia corrono, sotto di noi
a nascondersi tra scheletri ferrosi
di antiche glorie locali, ossidate,
le fabbriche della Bovisa.
Dappertutto, un velo di nebbia sul sole
che chiacchierando potresti dimenticartene
ma è sempre lì, la vedi tra i pochi alberi
mosci sul punto di svenire
e accasciarsi contro i palazzi
di ceramica marrone.
Il caldo confonde,
è un'allucinazione che mischia tutto
uomini compresi.
In coda con noi, immobile, sbiadito
beffardo da troppo tempo
il cartellone del Casinò di Campione
Un tir parcheggiato eterno
dove non c'è più spazio
per respirare.
Butta la Marlboro e dice:
"Questa zona verrà rivalutata"
Guardo un vecchio laggiù
ai piedi della tangenziale
s'asciuga le sembianze con un fazzoletto
per tenersele attaccate alla faccia
qualche minuto ancora.
Per mano una bambina.
Soffia in una girandola arcobaleno
e freme per andare, attraversare,
chissà cosa s'aspetta...
Non è tutto uguale.
Accende l'ennesima Marlboro e dice:
"Io comprerei casa, qui. Un affare."
Chiudo gl'occhi,
gira un arcobaleno
Ringrazio un piccolo fiore
perchè non sa che sia
il destino...
Apre se stesso al cielo
sfiora l'infinito che trova
senza confini
verso la fine che prima non c'era

mercoledì 25 giugno 2008

Biologicamente senza pane

Sono entrato per prendere una pagnotta nel negozietto biologico al civico dopo il mio verso le sette di sera. Non sapevo vendessero pane, ma oggi l'ho scoperto per caso scritto cubitale su un cartello colorato. Un bambino ci giocava e ha attirato la mia attenzione. Ci passo ogni tanto, il più delle volte distratto, il più delle volte la mattina presto e col letto sulle spalle, e poi dipende da... oggi andrò a destra o a sinistra appena fuori dal portone? Me lo chiedo da anni, ma presto ci darò un taglio. Lui sta a sinistra e io inspiegabilmente vado quasi sempre a destra. Sarà che c'è un po' di umanità che si sveglia per via Imbriani, i negozi, quel buco che vende trippa e nervetti freschi che mi ricorda le passioni di mio padre e certi retaggi contadini che stridono in città, e poi i bar, l'edicolante rintronato che col caldo non porta più il cappello da banchiere dell'ottocento, i pensionati seduti sul marciapiedi col giornale, caffè e sigaretta, a urlare con la loro anima da periferia contro il Berlusca, i pezzi grossi che sanno fare solo i pezzi grossi e il barista che non esce in strada a ribattere alle provocazioni. Così evito piazzale Lugano oltre la sinistra, dietro l'angolo, con quella imponente pubblicità di un casinò, che ti fa meditare sulla stupidità umana capace di piantare un idolo di carta sopra una montagna di merda, alla faccia di tutta la gente ai suoi piedi, intorno, che si tura il naso ogni giorno per sopravvivere e non pensarci troppo. Di fianco, l'ingolfato ponte della Ghisolfa, sulla ferrovia, che porta il peso della Milano stressata in tangenziale, sono cose che non mi aiutano ad iniziare la giornata e vado a destra, se non è giorno di mercato perchè, nel caso, è tutt'altra storia, ma non di questa sera. Mi piace variare e qui le scelte sono due.
Dicevo... sono entrato e uscito senza pane, come capita nelle faccende della mia vita, entro con un motivo, ne esco con l'averlo scordato e con altro per le mani. Il negozio sarà come molti altri di quello stampo, biologico, colorato di stoffe esotiche, equosolidale, ma l'uomo dietro il banco non lo trovi da nessun'altra parte. Prenoto il pane, funziona su prenotazione, parliamo di pane e sua moglie, al telefono con un fornitore in India, e siamo finiti a mangiare biscotti al camut che dev'essere una farina a me tanto ignota che leggendomelo in viso, tanto per fugare ogni dubbio, mi offre un bicchiere di vino. Naturale come se mi aspettasse. Poi scatta sulla sedia e si ricorda d'avermi venduto una tartaruga piccola piccola intagliata in una noce dura dura. "Ah, ma ti avevo fatto pure un fiore al mais, no?", come sta lei, le sono piaciuti? Ehm... Si certo! Cin cin, ho risposto. S'è messo a ridere e io con lui. Bicchiere vuoto, ma ci tornerò.

martedì 24 giugno 2008

basta un attimo
per cambiare tutto
girare la medaglia
è un pensiero che dice
lascia perdere
prendi come viene
quel che viene
e anche quel che vuoi
ma fregatene se non va
questo o quello
quel che dicono
e non dicono
arriva altro
sempre
anche se spesso casco
impreco
spacco tutto
deliro
ma...
pazienza
son fatto così
è il mio modo di amare la vita
e chi me la porta
inchinarmi a lei
per ringraziarla del fuoco
che di tanto in tanto
mi mette dentro
sono maledettamente me

e lei disse,
ciao...

te ne vai?

mi piaceva finisse così
vado a dormire

lunedì 23 giugno 2008

Dice a 600Km di distanza

affascinante...
di stile...
anarchico
libero
romantico
passionale

e io che un po' mi conosco...

Testardo...
contro vento...
sapendo che mi torna indietro.

Cosa mi sono perso?

domenica 22 giugno 2008

Pensieri in volo come uccelli che si schiantano contro finestre chiuse

Mi ha fatto perdere l’equilibrio più volte come un ragazzino o uno scimmione stupido e ubriaco, dipende da chi mi pensa. Ho spaccato sedie, piantato forchette e coltelli sui tavoli, pestato qualcuno, violentato qualcuno, forse ucciso qualcuno e poi me ne sono andato. Ho preso a sassate finestre e a calci muri che molte volte appartenevano a lei. Ogni istante in cui l’ho immaginata guardare un altro come guardava me, andare per calli a Venezia col palloncino verde abbandonato e raccolto sta volta non da me, sorridere a lui chiunque fosse com’era un giorno per me, lasciarsi stringere e fare l’amore come sapeva con me, ho rotto tutto quello che potevo, cieco di una sorta di gelosia postuma. Avrei preso a sberle il primo a caso che mi diceva, "Sciocco, ancora ci pensi tanto? ", perché non avrei saputo esprimere meglio il concetto "Ma tu, che cazzo ne sai?", quand’è ovvio che tutti sanno tutto perché ci sono passati pure loro. Me lo scordo ogni volta che perdo qualcuno, c’ero passato anch’io. Dicono ci voglia distacco dalla propria sofferenza, almeno una certa dose per non rischiare la dipendenza, e io mi sono perso dentro come in una densa nube tossica e immensa, o era piccola, non so, non vedevo un accidente.
Tossivo del mio malessere con accessi in irrefrenabile crescendo, fino ad appoggiarmi a te e percuoterti, ma erano colpi di tosse, piccola... Quell’idea era nella mia gola e non respiravo. Quando provi la sensazione di soffocamento, quando hai in testa che tra un secondo è la fine, anche se perché semplicemente qualcuno manca, e vivi questa sensazione ogni giorno, più volte al giorno, non ricordi cosa significhi vergogna, non ti interessa. Non hai limiti perché se la fine ti attende, non c’è limite più grande e tutti gl’altri non esistono sotto la sua ombra. Metti da parte l’orgoglio perché tanto tra un secondo non ti servirà più. Dimentichi che la vita è questa, gira anche così: secondi in cui muori, secondi in cui rinasci. Non è un gioco, non ci sono bonus da portare a casa, ma ti sono date molte possibilità per arrivare al livello successivo, alla prossima fine.
Ora quei muri li hanno ricostruiti più spessi, le finestre chiuse forse per sempre, ma qualcuno c’è, affacciato all’altro lato, a sud, dove scalda il sole.
Ho fatto male i conti con me stesso.
E se non sono pazzo, è certo che lo sono stato.

sabato 21 giugno 2008

Un po' di sano esorcismo contro vecchi fantasmi

Ovvero: Se lei ti molla per un altro e dice che la colpa è tua.

Sta sera vi racconto l'epilogo di una vecchia storia. Nero su bianco a futura memoria. Per me, per tenere meglio gli occhi aperti quando servirà e magari per voi chiunque siate, affinchè impariate che qualche dubbio può aiutare a discernere lo stato delle cose quando vi siete troppo convinti per fede, o amore, che una persona sia come ve la immaginate nel vostro piccolo mondo ideale.
Perchè anche il mio stomaco pensava quei fatti del post precedente e vattelapesca in altri, pensava a lei, ma ora mi sento uno stupido pivello. Perché se ami una persona, le credi. Contro ogni evidenza. Anche se ti molla dicendoti che non la capisci ed è merito tuo. Se ti dice addio perché la allontani e non comprendi come tu ci riesca pensando a lei come alla donna della tua vita, continui ad amarla lo stesso. E ti vengono milioni di pesantissimi sensi di colpa perché ancora ebbro della felicità iniziale hai sentito come ti amava e se la perdi per sempre hai fatto tutto da solo... ma era tutto vero? Col senno di poi vorresti sinceramente capirci finalmente qualcosa perchè sai di non voler perdere una persona per l'intensità con cui l'hai vissuta, ma anche... beh, vorresti che gentilmente ti aiutasse a chiarirti certi dubbi sulla sua personlità che sarebbero d'ostacolo alla mia balzana idea di poter essere "amici" un giorno.
Il tempo passa, rimane il fegato grosso, a momenti, quando leggi per errore(?) il suo diario e non ritrovi la persona che conoscevi, almeno quando parla di te. Perché capisci che con buona probabilità non eri tu ad allontanarla, ma lei che s’avvicinava ad un altro, e da molto, moltissimo, tempo prima che tutto finisse. Lei che non ti vedeva più da un pezzo mentre guardava da un’altra parte, verso qualcun altro. E te ne parlava pure e tu prendevi tutto come ganci diretti allo stomaco. Perché capisco che se una persona insiste troppo a ripetere che c’ha provato, punto, a far funzionare le cose, tagliando così ogni possibile, minima, discussione ogni volta che diceva di provarci, sta forse gettando sabbia sulla sua coscienza. Per soffocarla.
Perchè semplicemente non voleva te, se non i primi giorni. Ma bastava dirlo, almeno per dare un senso alle parole "l'amore non basta", che non auguro a nessun innamorato folle di sentirsele sparare in faccia. Perchè senti di volere quella persona, che per lei spaccheresti ogni sasso del mondo per spianarle la strada, ma c'è qualcosa in te che non riesci a far funzionare e finisci per sprofondare nei sensi di colpa rischiando di perdere ogni buon senso e autostima, fino ad azzardare le azioni più insensate.
Forse non è vero niente, forse è tutto talmente vero che sembra ancora falso ai miei occhi.
Due persone che si amano, se si amano come dicono, devono fermarsi insieme, sulla stessa panchina, a guardarsi negl’occhi e capirsi. Ne hanno il dovere l’un per l’altro. Il resto sono scuse. E se ancora lo dico, è solo perchè vorrei ricordarmelo la prossima volta anzichè fidarmi e basta.
Perché ricordare tutto questo? Perchè è così che ho perso parte di quelli che sapevo i più bei ricordi della mia vita. Ci resti male quando capita, no? Perchè uno, così, non può più nemmeo dire a se stesso con un briciolo di certezza che è stato amato da quella donna, che è stato bello anche se per poco, dopo che tutto è finito.
Perchè ciò che conta è realizzare che i sentimenti, quelli veri, sanno essere spietati come una granata nello stomaco. Compreso questo, si cresce ancora anche a 28 anni, vedi le persone, il mondo, con il giusto meritato distacco. Da non crederci mai fino in fondo.

giovedì 19 giugno 2008

Un po' di jazz

Mentre studiavo qualcuno ha spalancato la finestra della biblioteca per lasciar entrare un po' di musica. Nel cortile di design, l'ovale a forma d'uovo, sotto un albero suona un gruppo di professionisti jazz con una voce femminile. Sono quei piccoli eventi che non ti aspetti qui in bovisa, dove il sole quando c'è di questi tempi, è opaco e il resto, i palazzi, le macchine e spesso anche i volti al solito poco più che grigio.
Anche la musica ha un colore... e ce ne vuole di colore per star chiusi qui dentro tutto il giorno.
Grazie ragazzi.

lunedì 16 giugno 2008

L'ispirazione

Se ogni foglio vuoto
scopre un sentiero
che ricordo, conduce a te;
e per una coltre di pensieri
caduti con neve silenziosa,
dalla luna alogena
di questi tempi
chiaroscuri,
nella campagna di fanghiglia
appena verde
che si scioglie
Ti fai sorprendere in attesa,
primavera...
Se scorrendo un verso
ti amo,
nel prossimo so che, per questo,
ti odierò
Se al mattino, sveglio,
spoglio rintronato,
mi manchi,
ma ascolto gorgheggiare
il caffé e distratto
stringo nella mano il conto
che pagherò
in un giorno sporco
di quel che resta
della mia ombra;
custodito
in goccia d’ambra
come insetto che più
non vola...
A sera,
sarai ancora qui
con me?
Sicura che
nulla più di te
si nasconda sepolto
abbandonato nella fretta
da qualche parte...perché
io, nel mio letto,
sognarti d’altro
ancora
non vorrei.
Dimmi cosa t’appartiene,
e lo scoverò!...
Intendo renderlo
a colei che un giorno
uccise il mostro del bosco
incantato tra fatui rovi,
e né dissacrò l’anima
finché fragile, come un dio
cacciato sulla terra,
divenne uomo
inchiodato
in un divino abbraccio
alla propria fine


Scritta nel febbraio di quest'anno, in uno di quei momenti in cui sei seduto sul bordo della strada, vorresti prendere la macchina e andartene, ripartire, ma non hai più una macchina e le tue gambe sono stanche.
A volte, per quelli in gamba invece, sembra tutto quasi semplice, salutare. Lasciare, chiudere in un cassetto la biancheria sporca e andare. Ma io sono di quelli che pensano alla biancheria sporca dimenticata, che prima era bella e l'hai abbandonata. Era solo sporca e nemmeno quello, aveva solo molta umanità addosso.
Mi serve sempre un certo tempo per capire che, in fondo, erano solo calzini e qualche paio di mutande.

sabato 14 giugno 2008

Fame di parole

M’è venuto di postare questa scritta anni or sono e della quale tra un po’ ricorre l’anniversario.


Fame di parole

Il suo cuore s’è accasciato, stanco.
E noi galleggiamo in sala d’attesa, drogati
da quel rassicurante odore
d’alcool disinfettante
e il sibilo cadenzato, regolare
di un nonnetto col polmone bucato
che costringe i minuti
al loro passo
incerto.

Avviene che anche oggi
mi nutro di parole
Parole di promesse
Fraintendimenti
in scommesse
Presagi di morte

mercoledì 11 giugno 2008

Il mio regno per un cavallo

Cos’è l’amore, infine?

Aver amato, amare, e dirsi che è giusto così. Che presto o tardi lei stia pure con un altro, se sarà davvero felice. Perché quel che io sento non conta nulla, se non la farebbe sorridere ancora su quella panchina con me.
Amore è cambiare se stessi grazie a qualcuno e smettere di pensarlo con parole simili a "il mio regno per un cavallo".
Ecco, in qualche giorno, mentre costruisco la mia vita, i miei pensieri deraglieranno ancora d’amore imberbe, d’amore naturalmente egoista, perché l’amore è anche egoista, ma credo che se arrivi a dirti questo, dopo le lacrime, dopo tutto quello che può essere successo, allora puoi pensare che quella persona per te davvero conta.
Sopra ogni altra cosa terrena. Sopra ogni tua goccia di sangue caduto a quel primo pensiero.


Ora viene la laurea e il cambio di città, così è scritto, così è deciso.

sabato 7 giugno 2008

E giusto precisare, come alcuni mi hanno chiesto, che le "poesie", se così vorremo chiamarle, non hanno date perchè non ho mai messo loro date. Mi ricordo ogni dettaglio di quei momenti, la situazione che mi ha portato a scriverle anche se sono state scritte molto tempo fa e questo mi basta.
Nessuna di quelle che trovate, e probabilmente troverete, corrisponde al giorno, a volte nemmeno all'anno. Praticamente mai.

Ogni parola

Ogni parola
una poesia anche non mia
sono parti di me che cadono
nei lievi solchi della vostra terra
Sono io annunciato da una preghiera
e stendo le mani per scaldarle con altre
Le vostre...
Un'alchimia che darà consistenza solida
al caso che creò il mondo
e ci ha abbandonati
in questo tempo
finché un vento più forte
non si porterà via
anche la nostra sabbia...
A turbarmi è il mio silenzio.
In certi istanti
pare zittire il mondo attorno
come se aspettassi il fischio del vento
Qualche secondo
sterilizzato d'incanto
in un'isolata atmosfera sottovuoto
e poi il rumore ritorna
Le auto borbottano tutto il loro malessere
Le voci mi rincorrono, gli occhi s'incrociano
e vorrei abbracciare gli uomini
per il fatto d'esistere
lì e adesso
Baciare una donna
solo perché la fortuna
l'ha portata accanto a me
Bere un calice
con la parsimonia
di chi conosce
il sapore un po' amaro
del sangue ancora vivo.

venerdì 6 giugno 2008

E mi sembra ogni centimetro al suo posto

Le sere semplici come questa, ad ascoltare la pioggia in silenzio con Sabrina, seduti sui gradini che danno sul cortile, arrivano che non ci credi. Che parole servano, per dire cosa, non interessa più. E mi sembra ogni centimetro al suo posto. I peruviani hanno traslocato oggi qui di fronte, all’altro lato del cortile, e sistemano vecchi mobili anni settanta, girano materassi, ma non scorgi chi li porta mentre passano a turno alla finestra. S’impartiscono ordini sconnessi l'un l'altro, attraverso un pezzo di cucina, uno si pesta un piede, impreca e io mi sento vivo. Lassù, al terzo piano, la biancheria dei cinesi cola dimenticata sul balconcino. Il fritto arriva e da quale fessura verde illuminata non lo saprei dire. E’ tutta vita nascosta col velo di sposa, è presenza vicina, pudica, ma ho l’impressione si curi di avvisarmi che è qui con me, questa sera. Un padre al figlio che gli urla - Imbecille, non lo dovevi fare!- replica più rassegnato che arrabbiato - Stronzo, sono tuo padre!- e un bambino, oltre la tenda parasole al piano di sotto, piange... dal fondo di luce ombrato, tra gl’alberi, tacchetta il passo di una donna invisibile sotto l’ombrello, ci scorre di corsa a due passi, senza badare a noi e ricordo che c’è tutto, è tutto a posto.
Un bambino piange e qui la vita è tutta. E’ tutto qui un mondo tornato anche col pancione del vecchio bianco seduto qualche metro sulla mia testa. La canottiera, quel pelo esibizionista, ma che importa, se qui ciascuno è a casa sua. Non è Milano questa. Non nasconde ciò che è. L’avevo persa di vista tanto che mi chiedo dove sono stato, e come a volte capita per un sogno, non so rispondermi. L’ho scordato proprio sta sera.

lunedì 2 giugno 2008

I nostri padri

Sono nati
e avevano fame.
Si lottava per un letto
un tetto e un pezzo eppiù di pane.
Sono cresciuti
sotto un tetto, con una moglie
un letto e una cucina in affitto
Chiusi in una fabbrica dove il tempo
si stringeva attorno ad uno soltanto,
il padrone, che affrancava nel profitto
la propria fame gettando nel piatto
un misero tozzo di rancido pane.
E quasi in silenzio
borbottava uno stomaco
appeso appresso all’altro, alla catena
del rumore a martello come di sangue,
alle tempie, il brusio del fischio
ad alta pressione
Per otto ore...
Ma sono vecchi, e scordano l’indigenza
e le dottrine di chi poco ha ottenuto
oltre un po’ di tossica sussistenza.
Padri che siete, raccontateci... A noi, che rimane?
E non dimenticate nemmeno le polveri della guerra
che i vostri scrollarono su di voi, affinché nulla
di ciò che restava del dolore fosse perduto
dentro il vestito della ritrovata festa.
" Sopra macerie di dottrine crepate
giacciono in pace, perché
sono nati, e senza fame,
dentro una vita
presa in affitto "
Dite qualcosa
che strida nel sonno
prima che questo sia l’inciso
alla nostra ignota generazione