sabato 12 aprile 2008

I Fantasmi sono tutti immigrati clandestini da cacciare?

Era un buon giocatore, uno di quelli che prendeva le speranze a calci per tirar dritto in porta. Niente falli, né ingiurie, solo tanta forza per correre veloce come gl’altri e molta determinazione. Lui, nato tra la sabbia che scotta come polvere di vetro nel deserto, costretto a vivere dilettante con la sua passione sigillata da una caviglia rotta tanto tempo fa, quella partita non se la sarebbe persa per nessun motivo. Italiani dal DNA griffato ‘razza Piave’ in campo mischiati a marocchini che anche sbiaditi dalla nebbia, e con la griffe riletta in un perfetto dialetto veneto, “ son marochìn”, tradiscono la loro sicura stirpe di “ vù cumprà ”, fin dal primo tentativo di spacciarti un clamoroso gol di mano per uno spettacolare guizzo d’arte povera alla Maradona…”Ze cussì beo che par fazile, no?”. L’erba è bagnata dall’aria spessa mattutina come si conviene da queste parti: si scivola. Uno sgambetto involontario e cade! Vola una bestemmia che riecheggia l’incipit di una chiamata muezzin, e precipita stridendo come un fulmine tra lo stupore generale, sopra l’antico codice di copyright per quella che fu la lingua, il vanto e la gloria di ogni buon druido emigrato quaggiù, nella fondo della padania del mito immortale. “Ciò, ma a che dio te te riferissi? No xe massa comodo imparar el veneto par no ciamar in causa el to Allah, e scomodar queo de altri!?!”. E lui, colto un po’di sorpresa: “No!No! Ma spero che no’l sia mai stato immigrato a Treviso, così no me capisce!”.
E tutti a ridere. Una mano tira l’altra e divertito, stupito quasi dalla sciolta normalità dello scambio d’opinioni, quello del Piave lo aiuta a rialzarsi. Il gioco riprende, e questa volta più leggero di prima, perché anche quella sottile, residua crosta di nebbia ghiacciata s’è infranta.
Lo ritrovo in panchina con il respiro grosso in gola e incapace di nascondere un riflesso malinconico negl’occhi: “ Perché le questioni tra noi non dovrebbero esser semplici come una partita a calcetto, intrecciarsi quasi per gioco come se non ci fosse nulla di fondamentale da capire a dividerci, ché le regole sono quelle, e valgono per tutti i giocatori? E i calci, involontari per inesperienza come questi?”. Abdallah purtroppo a volte sogna e stenta a crederlo, ma viene da molto lontano e, pure, senza biglietto. Da tredici anni è una tra le migliaia di ombre dentro ai piccoli capannoni industriali disseminati lungo l’indaffarata Pedemontana. Uomini dall’esistenza vampiresca, ombre sottili sotto i raggi a mezzogiorno delle luci al neon. Poi il sole li squaglia, scompaiono, e dove finiscano a nessuno importa mai! E’ l’immigrazione fantasma che infesta i nostri castelli, ci accompagna per strada con i sussurri delle leggende che, con il passare del tempo, tendiamo ad accostare alla realtà annullando, poco a poco, il vertiginoso abisso del giusto confine. Nei salotti della politica si discute di lager costieri, di legge Bossi-Fini, di maggiori controlli e pugni dal sapore rugginoso dell’età del ferro, ma dimenticano l’integrazione che non coagula. Casomai non fosse un terrorista o galleggiasse nei pressi di Lampedusa, l’immigrato è un clandestino, o uno che aspetta il momento buono per derubarti e va sorvegliato a vista, o uno che attende per ore nelle stazioni l’arrivo di oggetti già sospettati di non esser bene identificati. Tuttavia, se proprio è ostinato a considerarsi fortunato, si può candidare ad essere forza lavoro bipartisan, indispensabile a pulire i cessi dei nostri uffici. E noi in quegli uffici. Chiusi nelle fessure dietro le tendine. Nel fetido sospetto che potremmo saltar per aria da un momento all’altro. Mal che vada, quasi sicuramente, parteggia per Al Quaeda. E’ così!...tornerà a casa e pesterà a sangue la figlia che scoprirà con mezzo ombelico orribilmente troppo occidentale di fuori la maglietta. E’ marocchino, è certamente musulmano, non lo dice, ma pure lui è così. E se poi sei tanto sfortunato da frequentare un WC pulito da quello, magari sei un tipo sfigato davvero, e spieghi questa tua persistente inquietudine alla segretaria appena maggiorenne con quel culo che ti fa impazzire. Il pretesto per attaccar bottone è lì che tira lo sciacquone. Parti alla grande perchè sorride, ti conferma nei tuoi timori, anzi, è dell’avviso che se fosse per lei, piuttosto, la tazza del cesso l’abbraccerebbe volentieri con le proprie mani per disinfettarla come si deve. Che ragazza d’altri tempi! getterebbe al vento quel prodigio di manicure per salvarci tutti...Ma tu sei uno sfigato da pedigree e quella, appena a casa, ammazza a mestolate madre, padre e fratellino fuor di culla. Così l’è preso di fare quella sera dopo il tg. E’ pazza!?! Eppure che dolce era con te, normale. Una ragazza tranquilla come tante. Un culetto eccezionale mica per scherzo. Perduto... Te la saresti scopata. Anche adesso, se vale a dirlo! Sebbene omicida, plurima, dietro le sbarre...cose che succedono in fondo, seghe che ora vengono, ma domani è un altro giorno. Un altro lodevole culetto siederà laggiù; sperando porti nel curriculum anche due grosse tette, sta volta!...Quel marocchino invece...lo vedresti bene con in tasca un biglietto di sola andata per casa sua. Decisamente! Con lui oltre la porta non ti riesce di lavorar tranquillo come tutti. Normale e profittevole...Al diavolo il tizio barbuto che incontri la sera al bar, all’ora biologica dell’aperitivo. Che significa che dobbiamo assumerci la responsabilità del primo serio contatto con le migliaia di uomini, donne e giovani che lo cercano, per non credersi più ospiti, spesso indesiderati, in un paese a cui vorrebbero poter sentir d’appartenere almeno un po’?
-Loro sono, ospiti!- Eppoi la mena con il politichese sparando cazzate sull’Europa che è anche questo -Per la miseria!-, una via istituzionale alla creazione di un nuovo ambiente sociale allargato, dove le sacche del pregiudizio diffidente siano prosciugate per far posto a uomini con una famiglia sulle spalle! -Per dio! La madonna e tutti i messaggeri dell’apocalisse, quale pregiudizio?- Tasse da pagare, figli da iscrivere a scuola esattamente come capita a noi. E la politica dovrebbe servire noi come loro...Pazzo! Pazzo, lui sì! Pazzo idiota!

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