domenica 6 aprile 2008

5 Aprile, vigilia di compleanno

Delle chiacchiere da osteria
solite e consumate
tra un bicchiere e l'altro
non me ne importa nulla
Il profumo di questo scroscio
fresco a salutar l’inverno
mi ha ricordato l'acqua gelida del Piave
dimenticata sotto il caldo fetore
chimico dell'asfalto.
L'odore putrido
dell'acqua stagnante
che ti penetra fino alle ossa
nei pomeriggi d'agosto
sotto un sole che ti prende
anche dal basso mentre sbatte
sui sassi bianchi
lavati a primavera
Gli alberi ai lati
sopra le sponde
non troppo robusti ma irti
gendarmi disposti a chinarsi
di tanto in tanto
quasi impietositi a sussurrarti
lamenti per quelli caduti
supini sul suo letto
Quel vibrare a sonagli
delle foglie tra le dita del vento
che si diverte a mescolarne
i colori come soffiando
dentro a nuvole
di coriandoli verdi e grigi
La terra polverosa
mai stanca di rincorrerti vicino
sugli argini divorati
dal fiume ingordo, adesso
la vorrei calpestare a piedi nudi
come un tempo
Eppure…
con quali smorfie infastidite
la sopportavo allora
Anche il sole aveva un odore
e si diffondeva lungo
quel letto solcato
di nuvole
rovesciato
sopra la mia testa
Incanalato tra le fitte fronde delle betulle…
Ora, solo ora lo comprendo.
La voce
gli occhi dell'uomo
mi riportano a calpestare al suo fianco
i sassi ammucchiati in apparente disordine
...mio padre
Io e lui
Due ombre a seguire
in silenzio la strada segnata
dall'ultima piena
senza la necessità stringente
di chiederci dove curvassero
laggiù, le sponde in parte franate
e se mai, andando oltre
avremmo lasciato indietro
per sempre qualcosa.
Quel mondo pareva allora
così immenso ai miei occhi di bambino
da illudermi che per frantumarlo
non esistesse una forza.
Nei miei pensieri il magro fiume
strisciava veloce
curva dopo curva
sponda contro sponda
verso il mare.
Così almeno dicevano
E io non ci speravo
Ancora non potevo credere
alla fine e alla morte...
Andava, andava...
Imponente tra gli alberi
agile tra i sassi
Il 'domani' per noi non esisteva
e intanto lui mi scorreva appresso
a gettarsi da dove non sarebbe più tornato.
Ai miei occhi l'infinito
doveva esser il suo traguardo lontano
E s'è asciugato già adesso…
E' trascorso qualche anno
Un'altra sera di vigilia
per un altro anno
e ho capito che ad una delle ultime sterzate
non poche cose ho perduto alle mie spalle
Un mondo intero, rimasto
dietro le sponde curvate laggiù
Sento di non aver più nulla
di cui preoccuparmi
Sono cresciuto
Nulla per cui temere o aspettare
oltre la curva, ad ogni svolta
All'angolo della strada
rasento il muro
seguendo il marciapiedi
per schivare dei folli
anarchici imbottiti di latta
E tanto per ora mi deve bastare.
Dalle strade di periferia...
un saluto asfaltato

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