lunedì 14 luglio 2008

Macchina randagia

Oscurità
che inghiotti
la mia macchina randagia
Hai visto?
Sono cadute
le prime foglie
secche
morte ancora
sotto i fari gialli
di questo rottame mio fratello.
Ballavo con lei un attimo fa appena
e la musica gitana
s’è spenta
come il sorriso
in un saluto d’addio
alle porte della sagra dell’est
e me ne son tornato al buio
pallido di poche stelle spaurite
dai lievi passi dell’alba...
Siberia che ti sei specchiata per me
in una vernice d’occhi bruni
accompagnati dal destino
Sei quella cameriera
dalla pelle di noce e oliva
con un sogno clandestino
portato in valigia
che brama un giorno regolare
quando di nuovo
il suo violino
il suo uomo intenderà
accordare
" Le cose passano per lui
come se non fossero
A volte lo invidio
E’ tranquillo!
Lo amo? "
Donne che il cuor vi guida
fin dove l’amore
accecato peregrina
Io, io v’invidio!
Non vi capisco
e ho fede in voi
come per un tempio
sacro di maestà e delizia...
Il mio spirito incosciente
nel vostro tabernacolo vaginale
sempre ripongo


(Era stata una lunga sera volata senza ritorno fino a mattina. Mentre tornavo a casa sapevo che non ci saremmo mai più rivisti e l'ho trattenuta in qualche modo. Veniva da molto lontano e stava con il cuoco di una trattoria di paese, una di quelle che sceso il buio le scorgi appena in fondo ad un vialetto di sassi stretti da alberi e fossi. Mi raccontava del suo violino come se fosse la prima volta che un cristo l'ascoltava. Non me ne intendo granché, ma se il suo cuoco cadeva ubriaco dalla sedia io ho capito che lei non suonava solo piatti sporchi, perché nell'angolo misero di mondo sperduto in cui era cresciuta le avevano insegnato a suonare la dignità.
Ed è così che ho ballato una sera sull'erba fino a mattina)

1 commento:

ASTERIX ha detto...

come sempre il team sbircia da te ..oramai e' un punto fisso settimanale
grazie mauro
asterix