lunedì 21 luglio 2008

Io l'arabo

Mi chiama per chiedermi se gli scrivo un pezzo molto breve da tradurre poi anche in arabo per il suo libro. Ho facoltà di liberare il cervello in poche righe, dice. Poche righe in calce ad un romanzo di cui non conosco molto la trama e che comunque leggerò solo a stampa conclusa, ormai manca poco, ma conoscendolo non sarà una guida pratica del buon terrorista.
Con tutta la gente che conosce sono contento abbia chiamato anche me. Come quando l'amicizia ha un valore e le parole pure anche se molti chilometri ci dividono e il tempo che spesso manca.
Un libro non è una salvietta dove scrivi l'istante. Resta. Farvi partecipare qualcun altro è un bel gesto di cui non puoi pentirti.
Ho tempo fino a venerdì per non farlo pentire.
Si lavorerà di sintesi.

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