sabato 10 maggio 2008

Se un bambino...

Caro Diario chiuso nel cassetto,
in questi giorni molti si chiedono ancora perché certe cose accadano. I più rintronati si interrogano su che ministero sia quello delle semplificazioni e come passerà le sue giornate Calderoli dentro tal ministero, consapevoli che le risposte saranno dure da credere se si difetta di fantasia. Però, tutti quelli che hanno il tempo di interrogarsi, cercano anche qualche traccia del preallarme che fatti come quello di Verona meriterebbero. Quali siano i segni che ci avvisano dello tzunami o se dobbiamo accettare sia solo un’onda improvvisa da subire terrorizzati. Com’è possibile che il male sia così assoluto, o banale, in alcune sue dimostrazioni estemporanee di vitalità, che diventa tanto facile sospettare che un ragazzo, preso a calci fino a morire, non sia morto per davvero se non in un brutto sogno? Se non c’ero, non posso crederci. Quasi come chiedersi se dio, il più illustre tra gli assoluti, esista. Perché ci hanno detto che i romeni sono un problema dai tratti dell’essere endemico, forse l’unico ad attentare seriamente alla sicurezza nazionale e va estirpato. Purtroppo nulla ci hanno raccontato sui pallidi ragazzi di pura razza per bene. Quelli di buona e onesta famiglia. Lo sanno bene quelli che hanno votato questa destra, che l’emergenza stranieri per forza esiste nonostante i delitti violenti in Italia siano in netta diminuzione. Una sorta di sfida alle autorevoli aspettative della redazione di ‘Studio Aperto’, ahimé non solo, che doveva spolmonarsi a soffiare nelle rare notizie, pur di sventolare una bandiera in campagna elettorale. Le risposte si trovano ascoltando un po’ a caso i vari salotti. Ne hanno prodotte alcune i nostri cervelli migliori, compreso quello del presidente della camera secondo il quale bruciare una bandiera è fatto assai più grave di un pestaggio mortale gratuito. Anche se va detto, sempre secondo lui, che i fatti da lui stesso menzionati e paragonati, non sono certo da paragonare…Il che mi ha lasciato lievemente confuso e, per afferrarmi ad una misera certezza, ho focalizzato sulla notizia che gli assassini erano una gagliarda banda di fascinazisti. Ah! Il nostro presidente gioca d’azzardo con la sua storia personale e stava solo mischiando le carte in tavola per confonderci il grande bluff. C’è chi ha stigmatizzato quei ragazzi semplicemente come dei delinquenti che andranno necessariamente trattati come tali, in nome della giustizia uguale per tutte le razze. Quella Veronese compresa. A me, caro Diario mio, par di sentire piuttosto un gran sciacquio di mani nel rumore che producono le chiacchiere di questi personaggi, siano essi sindaci o presidenti di regione o peggio, della camera. Non mi spiego altrimenti la riduzione a niente, ad un semplice fatto di cronaca nera, di un accaduto così grave. A meno che non sia questo che intendevano per Ministero della semplificazione. Perché, mettiamoci d’accordo una volta tanto: se sono ragazzi per bene nati di buona famiglia, è difficile parlare di delinquenti della peggior specie alla stregua dei barbari dell’est. E viceversa. Il sillogismo magari gocciola in qualche punto, ma quanto meno dovrebbe far sorgere più di un dubbio, non dico un rimorso, a chi usa le parole con tanta leggerezza. In fondo l’odio assassino di gruppo, appunto perché di gruppo, non nasce dalla follia di un istante, di un singolo che magari accoltella la famiglia. Cresce laddove viene coltivato, l’odio. Poi ciascuno lo raccoglie a modo suo. Chi s’accontenta d’urlarlo allo stadio o al bar, chi non vedendo argini, confini, tra pulsioni spesso ideologiche e realtà, usa anche i calci per risolvere un suo problema. E di coltivatori diretti applicati al settore l’Italia ne è piena. Le loro parole vengono sdoganate come pure esibizioni folcloristiche, talvolta sfruttate a mero uso elettorale quindi buone per cacciare voti. Ma c’è sempre qualcuno preparato a riceverle, a sentirsi esso stesso sdoganato finanche investito di un dovere tutto ideologico e si finisce come a Verona. Penso a chi come il sindaco della mia città, Treviso, per esempio definisce e apprezza i musulmani come un tumore. Un tumore sai che se non lo uccidi prima tu, sarà lui ad uccidere te. Oppure ricordo il giorno in cui dei nazi presero a bottigliate donne e bambini accucciati davanti il duomo per protesta. Il mio sindaco sceriffo disse che erano solo ragazzate. Penso poi al sindaco leghista di Verona che accoglie in consiglio un noto naziskin che si bulla pure d’esserlo e con precedenti penali per odio razziale sulle spalle. La piazza che salutava Alemanno con il braccio teso e il ragazzo che al microfono non prova vergogna e vorrebbe tanto sentirsi fascista vero, e che sfiga non essere nel ventennio. Mi sono rattristato il 25 aprile ascoltando un servizio alla tivù locale. La giornalista chiedeva “Ma liberazione da cosa?” Due su dieci hanno indovinato, uno era dell’ANPI. Stralci brevi di esempi veri, per sorridere quando parlano della morte delle ideologie e piangere allo stesso tempo. Perché l’odio e la paura sono ideologia. Hanno tentato di costruirci un impero sessant’anni fa e c’è mancato poco. Odio e paura fanno massa, e la drogano. I più spregiudicati lo sanno e raccattano voti in un’Italia sempre più impoverita, soprattutto della sua storia migliore che le aveva scrollato di dosso quell’aria di bassa provincia. Diventa ideologia perché forse è vero, come dice un attenta signora Doret's Law Nolte, che se un bambino vive nella critica impara a condannare. Se vive nell'ostilità impara ad aggredire. Se un bambino vive nell'ironia impara ad essere timido. Nella vergogna impara a sentirsi colpevole. Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente. Nell'incoraggiamento impara ad avere fiducia. Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia. Nella disponibilità impara ad avere una fede. Nell'approvazione impara ad accettarsi. Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia impara a trovare l'amore nel mondo. Con la benevolenza impara che il mondo è un bel posto in cui vivere
Bambino o cittadino, una domanda soltanto: dove insegnano tutto questo?

5 commenti:

Ettore Gallo ha detto...

Salve...mi chiamo Ettore Gallo. Visita il mio blog http://ettoregallothewolf.blogspot.com...vota ai sondaggi e lascia commenti

Bionicole ha detto...

certo, e poi ti va anche a fare la spesa immagino

Bionicole ha detto...

Ci siamo lasciati portare via da scuola nella promessa di trovare dopo l'angolo il paese dei balocchi. adesso abbiamo orecchie, coda e zoccoli di asino, e non sappiamo più cos'è il mondo

scrittrice75 ha detto...

già dove insegnano tutto questo? ormai da nessuna parte.. ciao da angela... un salutone

scrittrice75 ha detto...

ho visto che non hai aggiornato il blog ma ti lascio un saluto comunque... sei sempre bravissimo, sono tornata a leggere i tuoi post precendenti: fantastici