sabato 17 maggio 2008

17 Maggio

Era un mercoledì che aspettavo. Ad una della solite riunioni studentesche dove tutti parlano. Chi si sbatte perché altri comprendano la sua idea, chi ride ad una battuta del vicino, chi si guarda intorno e forse ha la testa altrove. Io ascoltavo, ma non tutto capivo, come quando hai un pensiero vivace in testa e la quotidianità diventa un suono sordo che ne afferri il senso senza troppi dettagli. Aspettavo una telefonata da un’amica, era quello il giorno, verso il tardo pomeriggio l’ora. Non l’ho più sentita. L’attesa è finita in una voce sconnessa nel silenzio, improvvisamente svuotato di pensieri, della mia. Un’altra telefonata e di quelle sole che non t’aspetti mai, per avvisarmi che quel mercoledì 17, Maggio se n’era andato con lei e la sua sorellina.
Ognuno ricorda secondo se stesso. E questo è il mio fiore accanto alle loro foto, piantato nella notte di quel 17 Maggio. A tratti ingenuo e giovane forse, fino alla fine sincero come un fiore. Le mie stesse parole a leggerle ora le sento ingenue e stupide dentro quel che è successo. Ma mi bastano così come sono, a ricordare ogni momento di quel giorno, e degli impossibili successivi.

17 di Maggio

Questa notte, il silenzio,
spaventa a morte il sonno
ad ogni pesante
passo
d’orologio.
Vedo ancora il tuo strano
piccolo
naso
Le tue guance di velluto
appena...
rosse
I tuoi capelli d’aria
scuri
tanti
arricciati.
Gl’occhi...non riesco
Come pensarli chiusi
adesso, domani, quando verrò lì a salutarti
La prossima volta...
Senza più movimento quei capelli
che avrei passato fra le dita
come un bambino, mano tesa
fuori dal finestrino
ad afferrare il vento.
Sempre più fredda, la pelle
che vorrei accarezzare adesso.
Niente più un sorriso
Niente più respiro
E poco fa dicevi: ”Dai, vieni alla casa!
Vieni! Vieni!...
Alla fine di Maggio...andiamo?”
E la tua sorellina
La piccola
curiosa
gentile
La figlia di Luna.
Siete fuggite assieme, alla Casa
senza aspettare
e senza di noi
su una macchina
che avete parcheggiata
nel cortile dello sfasciacarrozze...
Amica mia, ancora fatico a credere
che con voi, oggi
Maggio è già Finito


Passerà...

Come passerò il primo sonno
che giungerà presto o tardi
sapendo che nei miei pensieri ci sarai tu,
e il sogno s’infrangerà per intero
lacerato tra dei maledetti rottami
tagliati e incollati di sangue?
Dimmi, come?
e tu...
dove sarai?
dove?


Arrivederci

Quando cesseranno d’arrivare
i treni carichi di sorrisi
e amore da dimenticare,
e avrò imparato quale viaggio
e quanto lontano basterà
a riportarli indietro
come non fossero mai partiti,
allora, forse, sarà giunto anche per me
il momento di partire,
di mettermi in cammino per la casa
al primo tiepido respiro
della Fine di Maggio


(La casa si riferisce ad un luogo ben preciso, in Toscana. Stavamo organizzando per trascorrervi qualche giorno tutti insieme, alla fine di maggio)

2 commenti:

Bionicole ha detto...

Posso solo dirti che mi dispiace.
Agghiaccianti parole, bellissime e non banali, ma mi hanno gelato il cuore...
Un saluto da parte mia alla tua amica

scrittrice75 ha detto...

è terribile,, davvero mi spiace tanto. ti abbraccio angela